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Trento, 18 marzo 2012 Voglio ricordare Fulvio Forrer. Di quanto eri capace, competente, apprezzato nel tuo lavoro e umanamente disponibile tanti lo hanno espresso ieri nei giornali. Di quanto eri stimato e quanto ti volevano bene, tanti ne parlano tra di loro. Io voglio solo descriverti com’eri come amico. Gandhi disse (più o meno) che la vera ragione delle cose la si coglie nel momento di massima sofferenza. Ed è questo che mi è sempre piaciuto in te. La forza d’animo che avevi anche nei momenti peggiori della tua vita. Il cogliere il senso della vita nel migliore dei modi, capire quali erano le cose importanti della vita, quelle che «contano», tralasciando i problemi futili e faziosi. E io, di quanto hai sofferto nella tua vita, un po’ lo so. Ma sapevo che eri forte, a dismisura, che il tuo domani è sempre illuminato dal sole e c’era sempre un orizzonte nei tuoi obiettivi. Vedevi sempre lontano. Avevi spalle larghe e cuore grande. Anche a pochi giorni dalla morte ti eri impegnato socialmente realizzando un’opera per tutti, grandi e piccini: la valorizzazione della cultura Cimbra. Una raccolta a fumetti; hai scritto la trama, capitoli e abbozzato le figure dei tre protagonisti. Disegnato con tanta cura e passione le case rurali cimbrane, studiando lo sviluppo nella costruzione delle case stesse ed il loro inserimento nel paesaggio. Quanta passione e dedizione nel tuo fare. Ti sono debitore caro Fulvio per i tuoi insegnamenti, per quanto mi hai dato nel cuore e nella mente ed i tuoi consigli nei miei confronti sono stati per me sempre un riferimento sicuro. Quasi quindici anni in studio assieme, qualche vacanza insieme e poi in canoa nei torrenti più belli. E quanto ti piaceva giocare con l’acqua. Era il tuo elemento, ti lasciavi trasportare ma nel momento giusto ti impuntavi, pagaiavi e superavi la rapida indenne. Ma non era la canoa in sé che ti enfatizzava, era il vedere la bellezza della natura, paesaggi e posti inediti, con l’acqua pura e trasparente. Ti piaceva il camper, giravi alla scoperta del territorio senza navigatori e satellitari. Il territorio andava scoperto e conosciuto in maniera diretta, con piantina stradale alla mano. Con enfasi parlavi del tuo passato, della tua esperienza di boscaiolo nelle foreste cimbrane per pagarti gli studi all’Università. La natura entrava in tè e, capendola, l’hai sempre rispettata e valorizzata diventando un valido sostenitore dei problemi ambientali. Ma mai integralista nelle tue scelte ambientali, hai sempre ascoltato e portato avanti le tue idee con saggezza. Hai sempre vissuto in maniera intensa, come se dovevi morire il domani, ma ti impegnavi ed imparavi come tu dovessi vivere per sempre. Grazie amico mio Pier Paolo Botteon |
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